Un gaucho lombardo

Lo ammetto. Non so cavalcare e nemmeno usare le boleadoras. Però bevo il mate e suono discretamente la chitarra. Quindi, consultando il manuale del perfetto gaucho, sono a metà strada.

Certo, osservare le stelle stando disteso in un campo incolto della bassa padana non è proprio la stessa cosa che rimirare il firmamento nel cuore delle pampas. Però l’immaginazione può fare molto. Il vento freddo che ti graffia la pelle del viso, il mate caldo da sorseggiare e Carlos Gardel nell’iPod.

Giorni fa mi sono appuntato questa frase di uno scrittore argentino di metà Ottocento: “Solo il gaucho sa vivere nel nulla estremo delle praterie argentine, dove la civiltà è del tutto irrealizzabile e la barbarie normale. Il gaucho sarà un malfattore o un caudillo secondo il corso che prenderanno le cose”. Ora, credo ci siano davvero poche possibilità che io diventi un malfattore o un caudillo (un malfattore ancora ancora…). Invece mi sa, guardando in faccia la realtà, che sarò per sempre un gaucho lombardo. E va bene così, almeno posso chiamare questo blog proprio “gaucho lombardo” che mi piace molto. Ora però devo salutarvi, tra un attimo ho la lezione di equitazione…

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