Lionello

Lionello

In Argentina c’è Lionel, il dio del pallone, in Italia invece c’è stato Lionello.

Lionello Manfredonia, faccia da schiaffi e sguardo carogna, avrebbe potuto interpretare alla perfezione il “Dandi” di Romanzo Criminale. Dotato di una visione di gioco non comune per essere un difensore, Manfredonia è stato uno dei migliori giocatori italiani degli anni Settanta e Ottanta.
Il ruolo di bandiera non era nelle sue corde. Passò, infatti, con disinvoltura dalla Lazio alla Juventus e poi alla Roma. Inviso ai tifosi avversari e, nella sua ultima tappa, anche a parte dei propri, non era particolarmente simpatico a più di un collega.
Nelle lande più fredde dell’Italia del Nord, in quelle serate invernali dove il vento gelido morde il viso a chi si avventura negli spazi aperti, confortati dal crepitare del fuoco del camino, si racconta di un episodio accaduto proprio in quegli anni allo stadio di Bergamo.
L’atalantino Battista Festa, per tutti Cico, incrocia più volte a centrocampo l’elegante difensore avversario. Chissà, forse solo per fare amicizia o conversazione, ma a ogni scontro o semplice sfioramento Lionello ricorda a Cico di guadagnare dieci volte quello che guadagna lui, invitandolo a limitare il proprio impegno.

Ancora oggi, avvicinandosi a quello stadio in una notte senza vento e senza luna, si sente l’eco di un rumore secco e sordo. È quello di un calcione assestato da Cico al termine della partita, senza classe ma tanta energia operaia, alla nobile caviglia di Lionello il bello.

3 commenti

  1. Di Cico Festa ricordo un’intervista a Bergamo TV in cui si evinceva la grande professionalità ed abnegazione al mestiere pedatorio: asseriva che , per avere un fisico sempre pronto e al massimo della forma , andava a dormire molto presto. Tanto che entro le 17.30 indossava il pigiama. Certo… nessuno di noi ha mai saputo come avrebbe impiegato il resto della serata però…

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