Il più crudele dei mesi

Il più crudele dei mesi

Eliot si sbagliava. È settembre il più crudele dei mesi. Perché, come cantavano i Righeira, l’estate sta finendo e presto se ne andrà. 

Diciamo pure che se n’è già andata. Il tramonto ormai giunge implacabile con l’aperitivo ed è facile cedere alla malinconia. Così, nella mente del gaucho lombardo affiorano i dolci ricordi delle estati vissute al mare da bambino, in Riviera, a Pinarella di Cervia. 

L’odore di cocco della crema abbronzante, i ghiaccioli al tamarindo e il numero uno di Zagor trovato su una bancarella, ma il ricordo più incredibile di quelle vacanze estive è un episodio davvero curioso e tuttora inspiegabile.

Ancora ignaro dell’arte sublime di preparare il mate, poco distante dalla riva il piccolo gaucho appiattiva con cura la pista di sabbia per una sfida solitaria a due biglie – quelle con i ciclisti. 

Tutto è pronto per il colpo d’avvio, quando un’animata discussione tra due attempati tedeschi distoglie la sua attenzione da Felice Gimondi e Dino Zandegù.

Un anziano signore dalla curatissima barba bianca, inviperito, si esprime più o meno così: Ihr naht euch wieder, schwankende Gestalten! Rita Pafone. Die früh sich einst dem trüben Blick gezeigt Rita Pafone. Versuch’ ich wohl euch diesmal fest zu halten? Fühl’ ich mein Herz noch jenem Wahn geneigt? Rita Pafone. 

L’altro signore, altrettanto furibondo, risponde più o meno così: Ihr drängt euch zu! nun gut, so mögt ihr walten, Wie ihr aus Dunst und Nebel um mich steigt Rita Pafone. Mein Busen fühlt sich jugendlich erschüttert Vom Zauberhauch der euren Zug umwittert Rita Pafone. Ihr bringt mit euch die Bilder froher Tage, Und manche liebe Schatten steigen auf Rita Pafone.

Da quella travolgente cascata in idioma teutonico emergevano cristalline due parole, ripetute più volte: Rita Pafone. È chiaro: i due erano a un passo da un’ignobile zuffa da taverna a causa di Rita Pavone. 

Forse discutevano del valore intimamente ribelle e trasgressivo di “Viva la pappa col pomodoro”? Forse uno dei due voleva convincere l’altro che ascoltare al contrario “Il Geghegè” avrebbe rivelato un oscuro testo satanista? Esiste poi una leggenda metropolitana su Rita Pavone che sin dai primi anni Settanta si intrufola maliziosa nei racconti degli appassionati di musica: nel brano “Saint Tropez” dei Pink Floyd, in “Meddle”, la cantante verrebbe citata in un verso: «I hear your soft voice calling to me / Making a date for Rita Pavone». Che i due uomini bisticciassero sulla veridicità dell’episodio? 

Al di là di ogni frizzo o lazzo, nel 1964 Rita “pel di carota” fu in vetta alle classifiche tedesche con la canzone “Wenn ich ein Junge wär” vendendo oltre mezzo milione di copie del suo 45 giri. Negli anni 60 ebbe un successo straordinario in tutto il mondo, tanto che negli Stati Uniti fu ospite per ben cinque volte dell’Ed Sullivan Show. In una puntata dello show Rita Pavone appare sul cartellone addirittura con Duke Ellington ed Ella Fitzgerald.

E in Argentina? Può darsi che proprio in quegli anni Rita “la zanzara” si sia esibita a Buenos Aires riempiendo come un uovo la Bombonera. Oppure, dinanzi al Perito Moreno, le sue acutissime grida di stupore hanno contribuito ad accelerare il suo perenne movimento. La verità è che il gaucho non ha notizie in merito e si appella ai tanti amici argentini che ne sanno più di lui. Chi è informato non taccia e batta un colpo!

NOTA: non trovando un finto testo in tedesco, abbiamo scelto i primi versi del Faust di Goethe.

5 commenti

  1. Caro Gaucho,
    i tuoi ricordi dell’idioma teutonico mi hanno fatto sobbalzare forse anche più della citazione dei Pink floyd. Se della seconda infatti, non avevo alcun dubbio del primo la sorpresa è stata grande.
    p.s. non ricordo con precisione il testo dei Righeira ma mi pare che la lezione fosse leggermente diversa.
    un abbraccio

    • … è vero, credo che la citazione esatta sia: l’estate sta finendo e un anno se ne va… però direi errore veniale. Grande Gaucho!

  2. I miei ricordi vanno invece ad uno striscione apparso in Veneto negli anni novanta durante la rosea corsa a tappe che citava :” Viva Dino Zandegu’ anche se non core più” ( no non ho sbagliato a digitare …. Non corre ma core ….. È rozzo veneto)

Rispondi a maurizio × Cancel

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.