Alle prese con una verde milonga

Alle prese con una verde milonga

Io preferisco la versione dal vivo. Con quel basso suadente e gommoso a imporre una cadenza impercettibilmente più lenta rispetto alla versione in studio.

“Alle prese con una verde milonga” è una delle canzoni più belle e intense di Paolo Conte, uno dei musicisti italiani più creativi e longevi. Uno chansonnier senza pari, dallo stile unico e inconfondibile: il suo.
La canzone fu ispirata dalla musica e dalla figura di Atahualpa Yupanqui, che Conte conobbe durante un’edizione del Premio Tenco. “Alle prese con una verde milonga” è un omaggio che il cantante italiano rese a quello argentino: nelle note poste sul retro della copertina del disco di Paolo Conte (“Paris Milonga”), Yupanqui viene presentato come l’«ultimo grande interprete della danza pampera chiamata milonga».
Il testo è altrettanto riuscito quanto la musica. “La sua eleganza di zebra, il suo essere di frontiera, una verde frontiera tra il suonare e l’amare” o “verde milonga che sei stata scritta per me,
 per la mia sensibilità, per le mie scarpe lucidate,
 per il mio tempo, per il mio gusto,
 per tutta la mia stanchezza e la mia guittezza” sono versi poetici mirabilmente ispirati.
In questo brano, con il suo incedere lento e ipnotico, c’è chi ha colto una metafora della lentezza come approccio più consapevole all’esistenza.
Ora, non avendo ben chiaro come chiudere questo breve scritto, userò le stesse parole usate da Paolo Conte per concludere la sua canzone: “fin che Athaualpa,
 o qualche altro dio, non ti dica: descansate niño,
 che continuo io…”.


L’immagine che accompagna questo post è di Constanza Elizondo, argentina, splendida graphic designer e tanguera hasta la medula.

 

3 commenti

  1. Se non sbaglio le versioni dal vivo sono due. La prima è in “Concerti” del 1986 e la seconda in “Arena di Verona” del 2005. Io non ho dubbi, preferisco la prima.

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